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ROMAEUROPA: Oltre 40.000 presenze, 79 spettacoli e 173 REPLICHE, GRAN FINALE DEL FESTIVAL domani CON “EINSTEIN ON THE BEACH”

SI CONCLUDE LA 37esima EDIZIONE DI ROMAEUROPA FESTIVAL.

A PARTIRE DALL’8 SETTEMBRE SONO STATI PRESENTATI 79 SPETTACOLI PER OLTRE 40.000 PRESENZE

DOMENICA 20 NOVEMBRE IL GRAN FINALE CON IL CAPOLAVORO DI PHILIP GLASS EINSTEIN ON THE BEACH.

Einstein on the beach – Photo di Maxime Fauconnier

Termina domani 20 novembre, con l’esecuzione musicale di Einstein on the Beach proposta dall’ensemble Ictus insieme a Collegium Vocale Gent e Suzanne Vega all’Auditorium Parco della Musica (grazie alla corealizzazione con Musica per Roma), la trentasettesima edizione del Romaeuropa

Avviato l’8 settembre, il festival presieduto da Guido Fabiani con la Direzione Generale e artistica di Fabrizio Grifasi, ha proposto oltre 79 progetti per 173 repliche in più di due mesi di programmazione totalizzando oltre 40.000 presenze complessive per un incasso di oltre 700 mila euro

«Siamo molto felici di questi risultati che ci riportano ad una situazione di normalità dopo i due anni di limitazioni dovute alla crisi pandemica» afferma Fabrizio Grifasi «Abbiamo scelto di ripartire con delle grandi sfide come portare la creazione coreografica internazionale al grande pubblico in uno spazio come la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica normalmente deputato ai grandi concerti di musica pop o rock, o costruire percorsi dedicati alle icone della musica del Novecento e in particolare del minimalismo come Steve Reich, Philip Glass, Terry Riley in dialogo con differenti discipline e formati senza rinunciare alla ricerca musicale più attuale – da Ólafur Arnalds a Bryce Desner con Katia e Marielle Labèque –  sconfinando nell’elettronica e nell’avant-pop. Abbiamo mantenuto con successo la promessa di portare al pubblico spettacoli che difficilmente si vedrebbero a Roma come ha dimostrato l’“Opera da Tre Soldi” presentata dalla storica compagnia del Berliner Ensemble con la regia di Barrie Kosky, tra i più importanti registi d’opera internazionali. L’attenzione alla creatività emergente, le coproduzioni, le sfide delle differenti sezioni del REF2022  rappresentano l’anima plurale della nostra manifestazione che è garanzia di uno sguardo sempre sensibile al presente e alle comunità che lo abitano». 

Prosegue Guido Fabiani:  «Ci siamo chiesti come immaginare un futuro possibile costruito sul dialogo e il confronto culturale in opposizione netta e determinata a ogni forma di guerra, di aggressione, di atrocità in Europa e ovunque nel mondo, rivendicando la centralità umana con la sua unicità nel saper creare e immaginareUna sfida vinta non solo attraverso gli spettacoli presentati ma anche attraverso segni di un fare concreto come la prima collaborazione con UNHCR o il progetto REFEco Friendly. Ma questi risultati sarebbero stati impossibili senza il supporto delle istituzioni nazionali  e cittadine, dei partner italiani e stranieri del festival, della rete di collaborazioni sul territorio che abbiamo sviluppato nel corso della nostra storia». 

Ultimo appuntamento con il Romaeuropa Festival 2022 domani a partire dalle ore 17 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica dove l’ensemble ICTUS insieme a Collegium Vocale Gent e l’icona della musica folk Suzanne Vega eseguirà in forma musicale il capolavoro di Philip Glass Einstein on the Beach. Duecento minuti di happening durante i quali le porte della sala rimarranno aperte consentendo al pubblico di entrare e uscire liberamente e di disegnare il proprio personale tempo e spazio di ascolto.

Di seguito il comunicato  di Einstein on the Beach

in Prima Nazionale

GRAN FINALE ROMAEUROPA FESTIVAL 2022

In corealizzazione con Fondazione Musica per Roma

Einstein on the Beach

l’opera capolavoro di Philip Glass in Prima Nazionale nella versione musicale di Ictus Ensemble

con Collegium Vocale Gent e Suzanne Vega nel ruolo di narratrice

20 novembre ore 17

Auditorium Parco Della Musica “Ennio Morricone” / Sala Santa Cecilia

Biglietti da 25 a 50 euro

https://bit.ly/3JebWtp

Il gran finale della trentasettesima edizione del Romaeuropa Festival rappresenta la rara opportunità di riscoprire uno dei massimi capolavori del XX secolo. Dopo l’esecuzione di Drumming di Anne Teresa De Keersmaeker e di O Sentimental Machine di François Sarhan, Ictus Ensemble torna al festival, il 20 novembre all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” (ore 17), in corealizzazione con Musica per Roma per presentare, in prima nazionale, la propria versione di Einstein on the Beach, il grande classico della seconda metà del Novecento scritto da Philip Glass.

Una versione musicale eseguita in esclusiva italiana al REF2022 nell’ambito del tour che ha portato l’ensemble fiammingo nelle più importanti istituzioni musicali europee al fianco del coro Collegium Vocale Gent e dell’acclamata Suzanne Vega nel ruolo di narratrice.

200 minuti di musica che rappresentano una vera e propria sfida fisica e mentale per i musicisti coinvolti, disegnando un tempo e uno spazio di condivisione con il pubblico, strutturato dal suono ma caratterizzato da una fruizione libera e personale. Questa esecuzione di Einstein on the Beach cancella, infatti, il divario tra platea e palcoscenico: le porte del teatro saranno aperte per tutta la durata della performance musicale permettendo agli strumentisti di muoversi sul palco e al pubblico di entrare ed uscire liberamente dalla sala come nelle indicazioni originali degli autori.

«Presentiamo un approccio musicale puro all’intera partitura della leggendaria opera Glass/Wilson in cui le parti strumentali e canore virtuose e la struttura cristallina del pezzo sono esaltate da un approccio site-specific e da un sofisticato sound design» racconta l’ensemble Ictus «Il fulcro di questa produzione è la partitura musicale stessa e il suono musicale del libretto. Optiamo per un’esibizione di lunga durata (molto vicina alla partitura completa composta per l’opera vera e propria). In questo modo vogliamo creare un bagno sonoro minimalista di oltre 3 ore di durata che si ricollega alla freschezza e alla radicalità del primo minimalismo. Le porte della sala da concerto saranno aperte per tutta la sua durata (il pubblico è libero di entrare e uscire), il divario tra palcoscenico e pubblico si offusca grazie all’intervento visivo di Germaine Kruip per essere visto come un’installazione di arte contemporanea».

Einstein on the Beach viene presentato per la prima volta nel 1976 nella sua versione originale da Philip Glass e Bob Wilson, coautore e regista, lo stesso anno di “Music for Eighteen Musicians” di Steve Reich: con questi due capolavori il minimalismo americano esce finalmente dall’ombra della scena underground per incontrare improvvisamente un vasto pubblico.

Il lavoro si discosta notevolmente dalla concezione tradizionale di opera: non prevede ruoli cantati o una trama lineare – il libretto è piuttosto composto da frammenti di testi firmati principalmente da Christopher Knowles, un giovane autistico che Wilson (che all’epoca lavorava ancora come assistente sociale) aveva in carico. A questo si aggiungono i testi di due collaboratori dello spettacolo, l’attore Samuel Johnson e la danzatrice-coreografa Lucinda Childs. Il coro intona per tutta la parte testuale, serie di numeri o nomi di note, consentendo all’ascoltatore di concentrare la propria attenzione sugli schemi ritmici e sul contenuto armonico della musica.

Un tipo di opera, dunque, mai visto fino ad allora: non narrativa, statica, basata su immagini e testi associativi e un dispiegamento quasi rituale in cui il minimo movimento è coreografato con precisione chirurgica.

«Einstein on the Beach si inscrive nella breve e ricca storia dell’anti-opera.
La disgiunzione testo-musica ne è la regola. I cori non cantano altro che il nome delle note secondo il sistema latino (do re mi fa sol…) o i numeri in inglese (uno due tre…) 
Il libretto stesso – sempre parlato, mai cantato, consiste di un insieme di testi poetici affidati a interpreti (qui, in questo caso specifico, alla sola Suzanne Vega) e suscettibili di diverse combinazioni. Parte di esso dovrà essere recitato a velocità elevata, senza favorire la comprensione, per le sole qualità musicali e strutturali del discorso. “È uno spettacolo codificato come la musica. Come una cantata o una fuga, procede per combinazioni di pensieri ripetuti e variazioni»osservava Bob Wilson.

Nella versione di Ictus Enseble Suzanne Vega fornisce una lettura personale del libretto astratto originale. Ampiamente conosciuta per i suoi brani in cima alle classifiche degli anni ’80 come “Tom’s Diner” e “Marlene On The Wall”, funge da narratore multi-personaggio, mettendo in risalto il collage di voci nei testi di Christopher Knowles, Samuel M. Johnson e Lucinda Childs per fornire un’unità drammaturgica tra tutti i componenti.

Einstein on the beach porta ancora le tracce degli esperimenti musicali radicali che Philip Glass condusse nella sua giovinezza, pensati come ‘studi’ formali (musica in quinte, musica in movimento contrario) e si sviluppa accumulando brevissimi brani musicali e motivi sottoposti a processi di aumento o sottrazione aritmetica che abbagliano l’ascoltatore.

L’opera è scritta per coro e ensemble amplificato, una formula ibrida tra ensemble da camera e un gruppo pop (all’epoca modellato sul Philip Glass Ensemble): due tastieristi che suonano organi e sintetizzatori, sassofoni, flauti e clarinetto. In aggiunta a ciò Glass chiede un violinista solista, che avrebbe dovuto essere l’incarnazione del personaggio dello stesso Albert Einstein.

«Alcuni amanti della musica potrebbero preferire che la musica di Philip Glass sia suonata pomposa e neoclassica; suggeriamo loro di restare a casa. Il nostro cuore è decisamente con l’estetica del suo primo disco in vinile North Star, 1977, in cui ricorre un certo approccio che alcuni critici hanno definito “alterminimalismo”» conclude Ictus.

LINK UTILI

www.romaeuropa.net 

https://www.ictus.be/einstein

BIO

Ictus Ensemble

È un ensemble di musica contemporanea con sede a Bruxelles. Dal 1994 condivide i locali della scuola di danza P.A.R.T.S, della compagnia Rosas (guidata da Anne Teresa De Keersmaeker) con la quale ha collaborato a ben quindici produzioni, tra cui Drumming in programma al Romaeuropa Festival (13-14 settembre). Ogni anno si esibisce a Bruxelles per un’intera stagione, in collaborazione con il Kaaitheater e Bozar sperimentando programmi dedicati ad un pubblico culturalmente consapevole ma non specializzato: appassionati di teatro, danza, performance e musica. L’ensemble sperimenta formati e modalità di ascolto: concerti molto brevi o molto lunghi, serie sperimentali, progetti su larga scala, concerti-festival in cui il pubblico è libero di vagare tra i palchi e si interroga incessantemente sul futuro della musica contemporanea.

Suzanne Vega

Suzanne Vega è una figura iconica del folk degli anni Ottanta. Accompagnata dalla sua sola chitarra e suonando le sue canzoni “contemporary folk” si è fatta conoscere nei club del Greenwich Village. Le sue esibizioni lontane dal pathos, erano intrise di delicate emozioni, segnate dallo stile distintivo della sua voce chiara e sussurrata, senza vibrato, dal suo tono grave, dal suo impeccabile accento newyorkese, dai suoi testi malinconici e disarmanti. In questa produzione, di fronte al pubblico, Vega recita tutti i testi e assume tutti i ruoli, come una narratrice dai mille volti.

Collegium Vocale Gent

Collegium Vocale Gent è stato fondato su iniziativa di Philippe Herreweghe nel 1970. È stato uno dei primi ensemble a estendere i nuovi principi interpretativi della musica barocca alla musica vocale. Questo approccio autentico, che mette al centro il testo e la retorica, è alla base di una trasparenza del linguaggio musicale. Ciò ha permesso a Collegium Vocale Gent d’ottenere in pochi anni un riconoscimento internazionale, di produrre alcune delle principali registrazioni del rinnovamento barocco e di essere invitato nelle sale da concerto e nei festival più prestigiosi di tutto il mondo.

Crediti

MUSICA Philip Glass Opera in quattro atti, basata su concept di Robert Wilson e Philip Glass

TESTI Christopher Knowles, Samuel M. Johnson e Lucinda Childs

NARRATRICE Suzanne Vega

DIRETTORE D’ORCHESTRA Tom De Cock

ASSISTENTE DIRETTORE Michael Schmid

DIRETTRICE DEL CORO Maria van Nieukerken

SCENOGRAFIA Germaine Kruip

ASSISTENTE SCENOGRAFO Maxime Fauconnier

ASSISTENTE ALLE LUCI Nicolas Marc

COSTUMI Anne-Catherine Kunz

CONSULENZA DRAMMATURGICA Maarten Beiren

ICTUS

VIOLINO Igor Semenoff

FLAUTI Michael Schmid Chryssi Dimitriou

TASTIERE Jean-Luc Fafchamps Jean-Luc Plouvier

CLARINETTO BASSO, SAX SOPRANO Dirk Descheemaeker

SASSOFONI CONTRALTO E SOPRANO Nele Tiebout

SUONO Alexandre Fostier

ASSISTENTE AL SUONO Antoine Delagoutte

PRODUZIONE Pieter Nys

COLLEGIUM VOCALE GENT ++ = solista

SOPRANI Joowon Chung Magdalena Podkościelna Elisabeth Rapp++ Charlotte Schoeters CONTRALTI Ursula Ebner Karolina Hartman Gudrun Köllner Cécile Pilorger

TENORI Tom Philips Peter di Toro Thomas Köll

BASSI Philipp Kaven Bart Vandewege Martin Schicketanz

PRODUZIONE Ictus & Collegium Vocale Gent

COPRODUZIONE Concertgebouw Brugge

Con il supporto del Tax Shelter del Governo Federale Belga (Tour 2022)

©Dunvagen Music Publishers Inc.

Utilizzato su licenza.

MOVIMENTI

Knee play 1

Treno 1

Processo 1

Knee Play 2

Danza 1 (Campo con navicella spaziale)

Treno notturno

Knee Play 3

Processo 2/Prigione

Danza 2 (Campo con navicella spaziale)

Knee Play 4

Edificio

Letto

Navicella spaziale

Knee Play 5