NICOLAJ SERJOTTI
È Online il video di
“LATITUDINE”
Guardalo qui: https://bit.ly/2TVdek8
il singolo che anticipa l’album d’esordio
in uscita a novembre per Virgin Records/La Tempesta
Ascoltalo qui: vir.lnk.to/latitudine
È online il video di Latitudine, terzo singolo, dopo “ottobre” e “Scarabocchi”, che anticipa l’album d’esordio di Nicolaj Serjotti in uscita a novembre per Virgin Records (Universal Music Italia)/La Tempesta.
In un tappeto sonoro che strizza l’occhio all’hip hop con un linguaggio ironico e un immaginario surreale, il video, realizzato ancora una volta da Riccardo Orsini e Filippo Elgorni (Asfero Films) e parte di una trilogia di video verticali che hanno seguito le uscite di Nicolaj negli ultimi mesi, porta sullo schermo un ironico contrasto audio-visivo tra la canzone stessa e i labiali non sincronizzati di vari automobilisti, ripresi all’interno delle proprie auto, mentre cambiano “latitudine”. Serjotti, invece, corre all’infinito per riuscire a raggiungere, in un modo o nell’altro, dei posti indefiniti.
«Il concept del video è nato quest’estate, mentre stavamo ritornando da una vacanza assieme – raccontano Riccardo Orsini e Filippo Elgorni – nel traffico, con la radio accesa, ci è capitato di fare caso al movimento delle labbra di chi guidava le auto che ci passavano accanto. Alcune parole sembravano sincronizzate a quello che stavamo ascoltando, altre no, e il fastidio che si provava nel tentativo di farle combaciare aveva un non so che di emotivo. Così comincia il video di Latitudine, con le auto che sfrecciano verso altre latitudini e Nicolaj che si allena per fare lo stesso. Nel finale la sua Clio, che l’ha accompagnato nel corso di questa trilogia, sembra abbandonarlo in un teatrale epilogo».
Con una sonorità leggera e “colorata” che elimina le tossine dell’angoscia trasportando la realtà nella dimensione del sogno a occhi aperti, Latitudine racconta della necessità di distogliere l’attenzione da tutto. Il cantautore sogna di farlo volando verso destinazioni altre, dove non ci sia bisogno di pensare e dove ci si possa prendere un momento per cercare una condizione di tranquillità. Questo desiderio si contrappone però alla realtà dei fatti, che lo obbliga continuamente a confrontarsi con problemi concreti quali il tempo che è sempre troppo poco, le incomprensioni e la ricerca della propria identità.
BIO
Nicolaj Serjotti, 22 anni, viene dalla provincia di Milano. Più precisamente da Milano 7.
Si affaccia alla scrittura sin dai primi anni di liceo e nello stesso periodo conosce Wuf, con il quale comincia a collaborare da subito. Nel 2018 i due rilasciano Oversized Thoughts, un breve EP che determina la nascita dell’immaginario del progetto. Poco dopo entrano in contatto con Fight Pausa, con cui nasce un’intesa che li porta a lavorare insieme al primo disco di Nicolaj in uscita a novembre 2020. Nel progetto trovano spazio varie sfaccettature dell’identità dell’artista, che rivela pezzi di sé tramite una poetica personale e ricca di immagini evocative. Le produzioni sono contraddistinte da una ricercatezza che non stanca, e permettono a Nicolaj di trasportare l’ascoltatore in un mondo di pensieri e riflessioni, ma anche di leggerezza e romanticismo.
TESTO
La guardo spoglia come la mia anima
Come un albero a dicembre
Non so mai cosa dire anche se parlo così tanto che non si direbbe
Poi quasi sempre perdo tempo
A pensare al tempo che ho perso quasi sempre
Oggi mi sono svegliato prima dell’alba
Mi gronda rugiada dalle tempie
Questo mio vuoto non si riempie
Ma tanto ormai ci ho fatto l’abitudine
Appena posso prendo un volo
Cambio latitudine
Ci ho provato ma non si riesce
Forse sarà la mia attitudine
Vorrei cambiare latitudine
Sdraiarmi e non pensare a niente
Guardare il tramonto che scende
Tengo la testa tra le nuvole
Ho la fobia dell’altitudine
Ma non mi farai scendere facilmente
So come ci si sente quando ci si sente dentro il corpo di un’altra persona
Quindi me ne puoi parlare e darmi un’impressione
Che non mi impressiona
Io è da vent’anni che non so chi sono so come funziona
Scrivo ad Enrico per andare al Biko e ci andiamo anche se non sappiamo chi suona
Dimmi come si fa a mantenere in equilibrio
Sopra a una mano musica e università
Più un po’ di crisi di identità
Io che avrei voluto solamente vederla divertita
Ma mi guarda storto come un albero ad aprile, il vento tira
Fa la risentita, io scrivo finché non sento più le dita
Questo mio vuoto non si riempie
Ma tanto ormai ci ho fatto l’abitudine
Appena posso prendo un volo
Cambio latitudine
Questo mio vuoto non si riempie
Ma tanto ormai ci ho fatto l’abitudine
Appena posso prendo un volo
Cambio latitudine
Scrivo fino a quando non mi sento più le dita
Scrivo fino a quando non mi sento più le dita
Scrivo fino a quando non mi sento più le dita
Scrivo finché non sento più le dita
Scrivo finché non ho più la necessità di farlo
Muovo inchiostro, ho la telecinesi
Noi che ci siamo lasciati e ripresi, quanti pianti e malintesi
Quanti anni abbiamo passato convinti che fosse soltanto questione di mesi
Dimmi ora come mi vedi, come ti vedi, come ci vedi
Io ci vedo sorridenti con in sottofondo il demo di Steve Lacy
Discorsi muti sottintesi, a prendere il sole distesi
Su prati preferibilmente fuori dall’Europa però non inglesi
Ora dimmi se hai altri rimedi che io di biglietti ancora non ne ho presi
Questo mio vuoto non si riempie
Ma tanto ormai ci ho fatto l’abitudine
Appena posso prendo un volo
Cambio latitudine
Questo mio vuoto non si riempie
Ma tanto ormai ci ho fatto l’abitudine
Appena posso prendo un volo
Cambio latitudine