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MASSIMO ZAMBONI, I SOVIET+L’ELETTRICITA’: DAL 7/11 IN TOUR CON LO SPETTACOLO MULTIMEDIALE SUI 100 ANNI DELLA RIVOLUZIONE RUSSA

MASSIMO ZAMBONI

1917 – 2017
I SOVIET + L’ELETTRICITA’

Cento anni di rivoluzione russa. Un secolo di CCCP. Un comizio musicale di Massimo Zamboni con la partecipazione di Angela Baraldi, Max Collini, Fatur, Simone Filippi, Simone Beneventi, Cristiano Roversi, Erik Montanari

7 novembre NAPOLI
12 novembre FIRENZE
13 novembre BOLOGNA
15 novembre UDINE
20 novembre TORINO
7 dicembre REGGIO EMILIA

Sostieni il progetto su MusicRaiser
https://musicraiser.com/it//projects/8487

Debutta il giorno esatto in cui, cento anni fa, i bolscevichi formarono il governo rivoluzionario presieduto da Lenin come primo risultato dell’insurrezione di Pietrogrado, città che dopo 7 anni sarebbe diventata Leningrado.

E’ “I Soviet + L’Elettricità”, spettacolo/concerto ideato e diretto da Massimo Zamboni – musicista, scrittore e fondatore dei CCCP fedeli alla linea – che andrà in scena in prima assoluta al Teatro Augusteo di Napoli proprio il 7 novembre per proseguire poi a il 12 a Firenze, il 13 a Bologna, il 15 a Udine, il 20 a Torino e concludersi il 7 dicembre a Reggio Emilia. A ripercorrere brani storici come “A ja lju blju SSSR”, “Morire”, “Manifesto” e “Huligani dangereux”, al fianco di Zamboni ci saranno artisti e musicisti fra i più significativi della scena italiana, alcuni dei quali già compagni di diverse avventure di Massimo: la cantante e attrice Angela Baraldi, il leader degli Offlaga Disco Pax Max Collini, l’Artista del Popolo Fatur, l’ex Üstmamò Simone Filippi, il percussionista Simone Beneventi, Cristiano Roversi alle tastiere e basso e il chitarrista Erik Montanari.

Per sostenere “I Soviet + l’Elettricità”, dal 7 settembre è attiva la campagna di crowdfunding su MusicRaiser che si concluderà il 7 novembre.

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Dedicato al centenario della Rivoluzione Russa, “I Soviet + L’Elettricità” è un comizio musicale che, attingendo al linguaggio, alle parole d’ordine e ai simboli del socialismo reale, ne evoca il mito infranto.

In un palco dominato dall’iconografia sovietica, con tanto di tribune d’onore e podio direttamente mutuati dalle cerimonie politiche solenni e oppressive di quel mondo ormai lontano, i cantanti diventeranno oratori, i musicisti membri del Partito, il gruppo musicale Apparato. Così, la struttura musicale, tratta in massima parte dal repertorio di CCCP-Fedeli alla Linea (ma con significative deviazioni come l’estratto dalla 7a sinfonia di Shostakovich, dedicata all’assedio di Leningrado), si articolerà fra celebrazione e sgomento, facendo esplodere la contraddizione fra la scenografia ufficiale e la fragilità del singolo. Canzoni che scivolano le une nelle altre mescolandosi alla parola recitata, agli slogan, alle sonorizzazioni, alle performance, alle proiezioni. Un concerto che subito si trasforma in un’azione teatrale-musicale in cui sarà tutto il ‘900 a trascorrere sul palco, attraverso l’alternanza dei momenti più dolorosi – come lo stalinismo, le dittature, la guerra in Afghanistan e quella nei Balcani – con quelli più alti e solenni, per celebrare quell’ambizione a sentirsi uguali e padroni del proprio destino che anima gli uomini, ancora oggi che è franata la velleità socialista e l’uomo si è riscoperto come creatura complessa, fatta di spirito, bisogni, natura, modellato da secoli di storia e da retaggi millenari.

Pankow, Leningrad, Togliattigrad, la Cortina di Ferro, il Muro, e poi ancora la Jugoslavia, la Cecoslovacchia… Nomi astratti, remoti come ricordi di scuola, come le estinte Cartagine o Babilonia. Il Patto di Varsavia, la DDR, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, interi continenti inabissati nella voragine, come Atlantide. Cosa è rimasto nell’immaginario collettivo di quei mondi?

Nel secolo odierno quelle passioni accese dalla Rivoluzione d’Ottobre sono incagliate nei libri di storia, e forse l’unico modo sensato di riparlare oggi della presa del Palazzo d’Inverno, è tornare a dar vita alle parole di allora, scontrandole con quelle dell’oggi, elaborandole in un testo drammaturgico moderno che non teme l’enfasi, l’utopia, ma nemmeno la disperazione.

Il crowdfunding

Non può essere un esercizio solitario, né una semplice messa in scena artistica. Il senso profondo della nostra proposta è la condivisione, l’elaborazione corale, l’aiutarci l’un l’altro a uscire dalla dittatura di un pensiero unico che non prevede liberazioni che non siano evasioni commerciali.” Massimo Zamboni

Ed è per questo che è partita il 7 novembre la campagna di crowdfunding su MusicRaiser per sostentere “I Soviet + l’Elettricità”. Non una semplice raccolta fondi ma una vera e propria richiesta di adesione e partecipazione su più fronti rivolta a filosovietici, delusi o infiammati, scettici, astorici, antichi militanti, simpatizzanti, curiosi, malcapitati, agnostici.

https://musicraiser.com/it//projects/8487

Le ricompense: biglietti in posizione privilegiata a ridosso del palco, bootleg su chiavetta USB, prenotazioni dell’LP live, onorificenze e medaglie, t-shirt, attestati di partecipazione in pergamena, “meet and greet” con gli artisti, una giornata nella terra del socialismo reale, e molto altro. Un numero ristretto potrà essere presente alle prove generali, in zona Napoli, a ridosso della data di esordio al Teatro Augusteo. I sostenitori saranno insigniti di titoli altisonanti, in tema con il progetto, come Titano, Eroe, Cosmonauta, Agitatore, Propagandista

Biografia

Zamboni – nato nella provincia più rossa della rossa Emilia – è sempre stato affascinato artisticamente dall’immaginario e mito sovietico, da quando nel 1982 ideò assieme Giovanni Lindo Ferretti i CCCP – Fedeli alla Linea, un gruppo punk con grande seguito di pubblico e oggi celebrato in tutti i libri di storia della musica. Una band che si definì “filosovietica”, parente stretta di Mishima e Majakovskij e del dadaismo russo, che produceva “musica melodica emiliana” e guardava all’Est per ragioni etiche ed estetiche, in contrapposizione al richiamo americano imperante in quegli anni di benessere e rampantismo. Proprio a Mosca e a Leningrado nella primavera del 1989 i CCCP tennero, dopo due piani quinquennali, il loro tour conclusivo. Crollato il Muro e scioltasi nel 1991 l’Unione Sovietica, messi in soffitta i veementi proclami i CCCP posero fine al loro progetto artistico. Le loro ceneri generarono alcuni anni dopo i CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti) che, con questo acronimo che strizzava l’occhio alla neocostituita Confederazione degli Stati Indipendenti, hanno solcato i palchi italiani per tutti gli anni Novanta, arrivando nel ’97 al primo posto in classifica dell’Hit Parade italiana. Conclusa quell’esperienza, Zamboni ha poi intrapreso una carriera solista con nuovi album (Sorella sconfitta, 2004; L’inerme è l’imbattibile, 2008; L’estinzione di un colloquio amoroso, 2010; Una infinita compressione procede lo scoppio, 2013), musiche per il cinema (tra le quali Benzina, 2001; Velocità massima, 2002; L’orizzonte degli eventi, 2005; Terapia d’urto, 2006, Il mio paese, 2006; God Save The Green, 2012, Il nemico. Un breviario partigiano, 2015) e il teatro (La detestata soglia, 2010; Biglietti da camere separate, 2011), ma soprattutto è diventato scrittore, con la pubblicazione di sette libri (tra i quali In Mongolia retromarcia, Giunti, 2000; Emilia parabolica, Fandango, 2002; Il mio primo dopoguerra, Mondadori, 2005; L’eco di uno sparo, Einaudi, 2015; Anime galleggianti, La nave di Teseo, 2016, Nessuna voce dentro, Einaudi 2017).

Credits

Massimo Zamboni – voce, chitarra

Angela Baraldi – voce
Max Collini – voce
Danilo Fatur – performance
Simone Filippi – ritmiche
Simone Beneventi – timpani, vibrafono, ritmiche
Cristiano Roversi – tastiera, basso, programmazioni
Erik Montanari – chitarra

Visual a cura di Piergiorgio Casotti
Collaborazione alla messa in scena – Mariano Dammacco
Lighting show design – Mariano De Tassis
Prodotto da Roberto A. Meglioli per Medials Live